martedì 26 novembre 2013

La Milano del Sud

C'è freddo oggi a Catania. Non è un freddo polare, certo, ma entra nelle ossa. Le anziane signore non si incontrano in giro poco prima delle otto di mattina e la gente va, barcollando, per le strade imbottita tanto da non sembrar parte del genere umano: si riescono a vedere "solo" gli occhi. Eccolo il Catanese DOC ("Di Origine Concetta", o Cettina, antenata o meno), alle sette di mattina in giaccone, sciarpa e cappuccio (rigorosamente con i colori del Calcio Catania), spavaldo, fiero di essere quel che realmente presenta di essere. Non un broncio, non una ruga di tristezza. Ma noi siamo così: solari e calorosi anche nelle difficoltà, prima di andare a lavorare. Basta passeggiare per le viuzze del centro alle prime ore del giorno per notare che qui, il tempo, non si ferma MAI. O meglio, non si fermava mai. C'è crisi di sentimento, oltre che economica? (Verrebbe quasi da pensare) Ma si, insomma, forse, no. Diciamo che, in ritardo, ci stiamo "uniformando" al resto dell`Italia, perdendo gran parte della nostra unicità. "Tuttu u munnu è paisi!" (Per "gli stranieri", tutto il mondo è paese) quindi. Il concetto di "mondo", "Italia", fa venire in mente, più che ad una "globalizzazione" ad un' "italianizzazione". L'aria che si respira, miei conterranei, sembra essere solo a me diversa? Sembra più pesante, quasi più umida. "U paisanu" (il paesano, abitante del paese) rozzo e scorbutico c'è sempre stato. Un'intera città no. Siamo spettralmente distaccati. Catania si trasforma. Diventa una nuova città, molto più simile a Milano che ad una città del Sud: tutti a correre, indaffarati, non un istante di pausa, non un secondo di troppo a prendere il caffè. "A lavurà terun!" (direbbe quacuno) Siamo distratti, non abbiamo un secondo del nostro tempo da dedicare alle relazioni interpersonali che la discussione si ferma a "Ciao, sono in ritardo, scappo!". Siamo diventati "freddi", noi, che abitiamo in un luogo tradizionalmente "caldo". E se anche sugli autobus i controllori controllano i biglietti e multano i passeggeri sprovvisti di essi, "dove vogliamo andare andando?" Non ci rimane neanche la gioia per la partita del nostro Catania la Domenica: tifo ridotto a qualche coro, lamentele se non si vince. Lamentele pure se si vince. Sembra che tutto ció che ci dava sollievo, adesso non ci riguardi. Guardiamo tutto il mondo dall'alto in basso sentendoci "signori" di un qualcosa che non ci appartiene, più. Sentendoci superiori a chi porta avanti le nostre tradizioni, a chi cerca invano di mantenere vivo il lumicino del catanese. Quello che sorrideva, quello che prestava aiuto a tutti, che non crollava sotto il peso delle difficoltà e che, solare più del sole stesso, faceva spuntare un sorriso dalla propria bocca priva di denti. Fin troppo lontani dalla nostra terra, quasi come stranieri in casa nostra. Ecco cosa siamo diventati. La "Milano del Sud", secondo molti.

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