martedì 4 ottobre 2022

Parresia 2.0, Vol. 7: Meta-Vita

Ho oltrepassato da parecchio la soglia della mia immaginazione visibile: adesso è Meta-Vita, quella che si palesa ai miei occhi ovattati dal peso insostenibile del cuscino doppio, inutilmente stropicciati mentre prendono coscienza, o almeno ci provano, dell'articolato meccanismo che trasforma il caffè in polvere in una poltiglia torbida, migliorata da quintali di zucchero.

Lei se n'è andata. E' questo l'appunto ricorrente che la mia testa ricorda quasi fosse un mantra: non l'hai persa. Se n'è semplicemente andata. Ha deciso così: un giorno, forse settimane prima, ha rimesso insieme i cocci della sua volontà, li ha raccolti e se n'è andata. E figurati: è un bene, se ci pensi, non dover sopportare il macigno della vergogna per una fuga senz'anima né onore che no, proprio non ti riguarda più. E' il fastidio, semmai, a pesare: il caffè, comunque, è salito. Chissà come ci riesce.

Dalla doccia in poi ciò che mi circonda riesce ad assumere i caratteri propri dell'inaspettato: tutto ciò che accade è crudelmente imprevedibile, e questa nuova consapevolezza non fa altro che rinnovare la sorpresa, naturalmente alimentata dal trasferimento improvviso, ma non per questo non ponderato, in una città lontana anni luce dalla mia idea di futuro-passato. E non passato-futuro.

Non sono più la persona che pensavo di poter essere e diventare: i miei stessi progetti hanno superato i limiti stabiliti da anni trascorsi a disegnare scenari fittizi e strade impraticabili, preferendone altre accomodanti. Adesso è Meta-Vita. "Oltre-Vita": quella che avrei immaginato. Sto vivendo. Sto vivendo?