domenica 1 dicembre 2013

"Si può morire d'amore?"

Si può morire d'amore? Non l'amore dei cuoricini, quello di Cupido e dei baci sulla panchina del parco. Si può davvero morire per la propria passione? Non per il troppo amore, ma a causa di esso? Giulietta morì per l'impossibile relazione con Romeo. Racconti, storie.. protagonisti di una trama, non della realtà. E si perché, per una volta, è doveroso parlare di loro, di chi non è citato nei libri. Di chi non spunta sulla copertina dei libri di storia, ma che, per la propria passione, "da la vita". L'ultimo ad andarsene è stato Doriano Romboni, ex pilota Superbike, deceduto durante il "Sic Day" lo scorso 30 Novembre 2013. Doriano aveva 44 anni ed era lì, in sella alla sua moto, per ricordare chi, nel 2011, ha offerto la vita per la sua passione: Marco Simoncelli. Tristezza, freddo, Sic Day annullato, giustamente. Cronache di uno sport incompreso da molti, quello delle corse. Una settimana prima il povero Matteo Roghi, 14 anni. Un gol all'ultimo minuto la causa del decesso, il pareggio della sua squadra all'ultimo istante. Poi il gelo: cade sul suolo, immobile. Un malore, medici in campo. Scalpore. Non c'è nulla da fare, Matteo è già morto. Il mondo del calcio immobile, si fa per dire. Si continua a giocare in Serie A, non si ferma nulla: "The show must go on", insomma. Storie accomunate dalla fatalità, dall'amore. Quell'amore immenso nei confronti della propria "madre". Che cos'è, in fondo, una passione, se non una sorta di "mamma"? Quella mamma che ti plasma, ti insegna a vivere. Che ti offre tutto, ti vizia, e che a volte ti toglie quel tutto. Che pur di non deluderla si portano al limite le proprie forze, si va oltre...fino a qui. Doriano e Matteo sono gli ultimi. Che ti chiami "Sic", "Moro", Antonio Puerta non importa, da quando lo sport è diventato un "gioco a premi", non si guarda più in faccia nessuno. Troppo business, molta importanza allo spettacolo. Diritti TV, canali satellitari, offerte, scarpette sempre più colorate, vetture aerodinamiche e veloci, magliette attillate, sostanze dopanti, soldi. Sponsor, troppi sponsor. Da quando non si gioca "a pallone" ma "a calcio", da quando "si corre" e non "si gira" in moto, lo sport non è più "sport". Insulti, razzismo, violenza. Tanta violenza. Non ci si diverte quasi più: l'obiettivo è vincere per essere ricompensati. Manager che "buttano nella mischia" i propri assistiti credendo siano pupazzi, indifferenti all'umanità. Questo è il nuovo mondo dello sport, molto più simile ad una scacchiera con le pedine che si muovono. Uno spettacolo la cui trama è decisa, il più delle volte, a tavolino. Romboni, Roghi, Sic, Moro, Puerta sono alcuni degli "eroi" del vero sport, baluardo di chi, ancora, crede nella propria passione. 




Nessun commento:

Posta un commento