sabato 23 aprile 2022

Parresia 2.0, Vol. 5: Amore e Morte

L'ultimo ricordo personale di mia nonna, recentemente scomparsa, è l'immagine di un mazzo di fiori posto in maniera geometrica e scientifica sopra la sua bara, all'interno della camera mortuaria. Una stazione di servizio per defunti, nulla più. Forse una sala d'attesa: il loro personalissimo Purgatorio, non necessario, se non burocraticamente. Alla tumulazione ho preferito non esserci: se c'è uno spazio inaccessibile alla formalità, riguarda senza alcun tipo di dubbio la celebrazione di una morte. Non c'è giusto o sbagliato: te la senti o non te la senti. Bianco o nero.

Ad andarsene per prima è stata la persona che più tra tutte ha preferito la via del silenzio, nella sua vita: lontana dagli eccessi, per molti versi "liscia" come le penne che amava cucinare. La sua "unpopular opinion": in estrema sintesi, una di quelle cose/persone/entità che adorava e che irrimediabilmente la distinguevano dagli altri, definendola come identità. Tutte, comunque, ben al di sotto di mio nonno. Suo marito. Il suo ex marito. A detta sua il "disgraziato" che l'aveva abbandonata: mentiva.

In primis perché, probabilmente, sapeva benissimo di aver fornito necessari motivi per indurre mio nonno in tentazione. Al di là di tutto. Poi perché no, non lo ha mai dimenticato. A dir la verità non ricordo una singola discussione, un singolo pasto, un singolo giorno in cui mia nonna, presente, abbia preso la parola senza riferirsi con amarezza a mio nonno. O al ricordo della loro vita insieme.

Quando sono nato si erano già separati, o comunque stavano per farlo: per anni non si sono mai parlati, in mia presenza. Recentemente, probabilmente a causa dell'età, hanno stipulato una sorta di "patto di non belligeranza" che prevedeva la possibilità di coesistere nello stesso spazio per questa o l'altra ricorrenza senza alterare l'ecosistema circostante. Spettacolare. Il silenzio reciproco, mascherato da un imbarazzante rispetto, diceva tutto. Si erano amati, è sempre stato evidente. Forse è anche per questo motivo che il primo a crollare emotivamente, alla notizia della sua morte, è stato proprio mio nonno. Colpito nel profondo, persino impaurito.

Se n'è andata come avrebbe voluto, simbolicamente. A pochi passi dall'ingresso della camera mortuaria, pochi familiari a contemplare la scarna visione della bara con un mazzo di fiori casualmente e inconsapevolmente scelto tra i tanti dal servizio di pompe funebri. Messaggeri del caso. Per uno scherzo del destino, il mazzo di mio nonno. Il "disgraziato". Lo ha inseguito per tutta la vita, amato fino alla morte. L'ultimo regalo che il fato ha scelto per lei è quello di suo marito: Amore e Morte. Avrebbe voluto rifiutarlo per non ammettere di non aver mai desiderato altro. 
 
Questa l'ultima immagine che avrò sempre di mia nonna. Una bara decorata da una composizione semplice arricchita da una scritta altrettanto diretta, scelta da mio nonno per il nastro chiamato a raccogliere i fiori: "PAX". Pace. Finalmente sono riusciti a dirselo.
 




lunedì 4 aprile 2022

Parresia 2.0, Vol. 4: Macerie (stellari)

Non lo sapete, sicuro. Alle 18 di ogni giorno uno dei più accreditati siti italiani sulle letture astrali pubblica "L'Oroscopo di Domani". A tal proposito tiro fuori il punto di vista di un conoscente che, con una birra in mano, provò a farmi notare che le previsioni degli astrologi sono piene zeppe di luoghi comuni o "mezze frasi", adattabili a ciascuna situazione. Nel mio caso non è così: forse è anche per questo motivo che di quel sito lì sono diventato ormai un assiduo (e appassionato) lettore. Sì: schiavo dell'Oroscopo e di Paolino Fox, alla ricerca della salvezza.

Mica ci credevo, io. Forte di anni trascorsi a fregarmene della superstizione, illuso di aver trovato il mio posto nel mondo. Macché. La realtà mi ha sputato in faccia la drammatica consapevolezza di essere al centro del cinico gioco di qualcun altro: non conto nulla, a partire da "ieri". E non posso farci niente: anzi, razionalmente conscio di essere nel giusto, devo rassegnarmi all'idea che chi ha tenuto le redini della mia anima abbia deciso, ahimé, di indirizzare i propri interessi altrove, senza logiche né dichiarate spiegazioni. Fine della corsa. Un giorno c'ero, l'altro ero solo un nome. Parte delle macerie. Ignorato.

Per rendere chiaro il concetto: mentre scrivo queste righe (con malcelato risentimento) mi ritrovo ad aggiornare spasmodicamente il canale YouTube della Rai in attesa della nuova clip di Paolino intento a stilare la classifica dei segni. Perché? Perché ha avuto ragione, in primis. Ha azzeccato tutto: ultimi istanti di vita, morte e funerale di una delle esperienze più formative a me note. Ciò, comunque, non è bastato a evitare la fine, già decisa per tempo e inutilmente aggravata dalla dilazione.

Poi perché in fin dei conti l'unica cosa rimastami, dopo innumerevoli e inutili tentativi di reazione, è la speranza che un giorno possa abbandonare il vortice di negatività che ha buttato giù il castello faticosamente costruito negli anni, adesso null'altro che un cumulo di macerie. Che il tempo possa ripagare i giorni trascorsi a chiedemi "Perché?", offrendomi nuove possibilità di redenzione slegate dalle ambizioni e dalle aspettative (vitali e sentimentali) altrui. O semplicemente che il mio segno venga messo, dopo tanti mesi, in cima alla classifica. E, signori: è successo davvero.