domenica 5 aprile 2020

Parresia, Vol. 8: Al di là del destino

Il sol fatto che io stia ascoltando Enola Gay muovendo ritmicamente il piede destro mentre il resto della mia stanza ascolta il silenzio filtrato dalle mie cuffiette definisce perfettamente lo sviluppo della mia situazione personale. La quarantena (che a questo punto si presenta come ordinaria realtà rispetto a quanto accaduto prima) offre il più diretto tra i treni verso il reciproco ricongiungimento con la coscienza: che, tra l'altro, nel mio caso era stata dichiarata "latitante" da tempo da tutte le principali emittenti teleradiofoniche (e non) di quel paese meraviglioso che è il mio cervello. Sì, insomma, bel quadretto familiare: me, myself and I a colloquio con la mia stessa coscienza. Avrei voluto trovarmi altrove.

Fatto sta che sono qui a scrivere in prima persona (mai accaduto prima) in quello sfogatoio (o raccoglitore di sputi) che è Parresia. Spotify ha cambiato canzone: ci sto un po' a rielaborare i pensieri. Quindi, dov'eravamo? Ah sì: il ricongiungimento con la coscienza. Avreste dovuto vedere la scena quand'è accaduto. La mia classica posizione da "faraone in un sarcofago" (e ciaone alla cervicale) è stata disturbata, in piena paralisi da sonno, dal pensiero che mi ha portato qui. Ricordo che prima di addormentarmi riflettevo sulla forma e sulla sostanza del termine "caustico": poi, come se non fosse già abbastanza strano sognare di essere elegantemente zuppo, dalla testa ai piedi, in una vasca in compagnia di economisti e donne allegre a discutere dell'origine della tequila, sono entrato in quella dimensione meravigliosa tra il sogno e il dormiveglia, ripetendo versi a caso che facevano da sottofondo musicale alle immagini (veloci) delle principali città italiane, classiche dei titoli di testa dei telegiornali. "Gli sovvenne un lampo tra la coscienza e il nulla", recitava il primo. "Al di là del destino", il secondo. Gli altri, vi dico, onestamente, non li ricordo neanche.

Ripeto: avreste dovuto assistere. Il ritrovamento con la mia coscienza è avvenuto esattamente così: di notte, in solitudine, con gli occhi spalancati di chi aveva appena visto il proprio cadavere raccontare quanto fosse divertente la vita dopo la morte, con la sigaretta in mano. Il mio goffo tentativo di affogare la riscoperta della mia coscienza in una playlist di video stupidi su Youtube non ha spento, ahimè, la macchina infernale che all'interno della mia scatola cranica lavora incessantemente per darmi fastidio (deve essere proprio la sua più grande passione). Non è che non voglia avere più rapporti con la mia coscienza, intendiamoci: è che farsi scivolare addosso il mondo è semplicemente più conveniente.

Ora: il senso di tutto questo io lo conosco bene. Dei versi di prima, intendo. Coscienza e destino sono due concetti che fanno a botte pure se li leghi ad una sedia, figuriamoci se li lasci liberi di confrontarsi nello spazio infinito della mente. E il fatto che la mia coscienza si sia mostrata così contenta di vedermi giustifica completamente la reazione di eccessiva sorpresa che mi ha accompagnato finora, visto che ho provato più volte a commissionare la sua morte al destino, amico fidato. O coscienza, o nulla: questo è il lampo. "Al di là del destino", perché questo fa la coscienza: va al di là del fato. Zero possibilità di convivenza tra le due cose. Escludo però che si tratti di una resa dei conti: dopo aver evitato la morte la coscienza era partita per una destinazione sconosciuta in cerca di fortuna. E' il suo ritorno che mi lascia perplesso. Ho sempre puntato tutti i miei averi sul destino: che sia un appello inconscio dell'amnistia richiesta dal mio orgoglio, in prigionia per bancarotta fraudolenta? Sta tutto lì, l'equilibrio: la coscienza modera l'orgoglio, l'orgoglio modera la coscienza. E sullo sfondo il destino. Triarchia della vita.

Non importa. Almeno, per adesso. La sensazione è che la quarantena sia solo a metà del suo corso: arriveranno giorni più divertenti. "Ne usciremo migliori": io dico, invece, che ne usciremo peggiorati. Con più dubbi di prima, con più questioni da risolvere. Che sia questa una possibilità di ricotruirsi nell'animo? Che sia questo un passaggio spaziotemporale che annulla le distanze tra passato e futuro? Forse è proprio questa la definizione della contrapposizione tra "coscienza" e "nulla". Troveremo altri pensieri da affogare, altre noie da ignorare. Ne usciremo diversi: questo sì. Al di là del destino.