venerdì 18 febbraio 2022

Parresia 2.0, Vol. 1: Evadere

Me ne vado. Anche se sempre men evado. Alla fine, però, me, n'evado mica. Ho trascorso così tante sere a domandarmi quale fosse la ragione, anche solo la più logica, che mi ha costretto a mollar tutto e andar via che mentalizzato a vedermi lontano mi son sentito talmente distante da me stesso che, in fin dei conti, quella di restare mi è parsa un'idea rivoluzionaria. Eppure sì, me ne vado.

Questo mondo non mi appartiene più, finito tra i vecchi scontrini e le garanzie mai esercitate. Sempre più rosato, ma dal sapore scialbo. Me ne vado innanzitutto perché non vale più la pena né il mio corpo sembra aver più la forza di affrontare l'ennesima deludente stagione delle promesse non mantenute. Perché di primavere, dalla mia stanza, ne ho già viste fin troppe: nascere, morire, nel profumo dell'ennesima estate che non sarebbe mai stata mia. Poi me ne vado perché ad esaurirsi non sono state solo le mie più lucide proiezioni relazionali e lavorative, quanto la lista di canzoni malinconiche che Spotify seleziona tracciando i miei gusti. Sono sempre stato un tipo da Earth, Wind and Fire, ma non posso escludere una certa vena masochistica.

Me ne vado per non rendere vani i sacrifici degli ultimi dieci anni trascorsi a costruirmi e ricostuirmi sotto i colpi dei bombardamenti nemici, con qualche sporadico intervento degli alleati. Anche loro, però, del tutto ininfluenti, vittime dell'indifferenza e dell'assuefazione di un mondo votato al prodotto e non al percorso. Si fa quel che si può, vorrei dire loro: se non son stato perfetto, almeno ci ho provato.

Infine me ne vado per la fulgida illusione, pure un presentimento, che oltrepassato il guado ci sia un orizzonte diverso da mirare con più soddisfazione. Che le repressioni vissute con angoscia siano solo la scia nel cielo di nubi che inutilmente provano a rincorrere il sole. Che possa ritrovare la spiritualità che ho perso e, perché no, recuperare i "vaffanculo" che inutilmente ho speso, indebitandomi con il mio tempo libero. Quello no, so già di non poterlo recuperare. Anche per questo me ne vado. Anche se sempre men evado. Alla fine, n'evado mica. Anche perché dov'è che vado?