giovedì 12 dicembre 2013

La protesta violenta non è una protesta: questa è la giungla "Italia"

L'Italia cambia verso, forse. Si spera, almeno. Che verso? Si chiama Matteo Renzi, è fiorentino, Firenze, terra di Dante. Cambierà mica il verso poetico? Perché il "post primarie del Partito Democratico" sembra uguale al "prima": triste. L'Italia non cambia verso, l'Italia rimane triste. Forse anche di più. In piazza è tutto bloccato, "occupato" come le scuole, come le sale d'attesa degli ospedali e dei centri collocamento. Sembrano tutti "aspettare Godot": non arriva mai, ma sono tutti lì, fermi. Non si muove nulla. L'Italia oggi sembra più una fotografia in bianco e nero. Sullo sfondo di essa tanta gente in piazza, i "forconi" (o più amichevolmente definiti da alcuni "forchette"), fautori della rivoluzione. La protesta coinvolge tutti: pensionati stanchi delle solite trasmissioni noiose in TV, studenti affetti da "mal di studio" e ultras. Ultras? Si, proprio loro. Milan-Ajax, ultima partita del girone: fuori dallo stadio di San Siro scoppiano risse. "I soliti tifosi!", direbbe qualcuno. E così, mentre la Juventus usciva dalla Champion's League per mano del Galatasaray, gli ultras dei forconi facevano barbarie "turche" dei tifosi olandesi accoltellandone tre. "This is no football!", questo non è calcio (direbbe qualcun altro..). Protestare con violenza non è protestare, è, piuttosto, comportarsi da bestie. Che senso ha essere distinti dagli animali per la nostra razionalità? Una rivoluzione col sangue non ha senso. "Benvenuti in Italia, la Nazione delle contraddizioni!", dove gli studenti si battono e manifestano per il diritto allo studio pur di non assistere alle lezioni. Dove questi occupano scuole contro la spending review e contro il MUOS. Il MUOS? Che c'entra con la scuola? "Ma si, non si va a scuola, protestiamo!" Non si superano i test universitari? "Non c'è diritto allo studio!" Non pagano gli stipendi al personale delle scuole? Si protesta in loro supporto! L'Italia non cambia verso. E' la nostra storia, quella del popolo "scansafatiche", della bella vita e degli inciuci. Che possiamo farci noi, generazione del domani? Noi, quei fortunati che non dimenticheranno mai lo "storico" gesto della polizia che, di fronte alla protesta dei forconi, ha tolto il casco. Noi, quei "fortunati". L'Italia è bloccata, la polizia si toglie il casco, i forconi hanno "vinto". Si, forse. Hanno vinto? "Quanto?" Non scherziamo: in Italia non si vince, si perde. La nostra penisola è in caduta libera dalla fine dell'Impero Romano, ammettiamolo. La protesta violenta NON PUO' essere definita una protesta: è la giungla, piuttosto. E in questa vige la legge del più forte. E mentre un certo "leader" nostalgico minaccia l'ennesima "rivoluzione" in suo favore in caso di condanna, l'Italia diventa apatica, quasi "anarchica". Non c'è un ordine, solo confusione. Come in quelle stazioni o quegli aeroporti dove la gente, veramente stanca, non protesta con la violenza ma con un biglietto di sola andata e un sorriso, verso quell'ordine che stavano cercando.


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