lunedì 14 marzo 2022

Parresia 2.0, Vol. 3: Pensiero acritico

L'ultimo ricordo conscio di tutto ciò che è accaduto prima che mi risvegliassi dall'ennesimo sonno profondamente disturbato dai toni grigi è il volto di un'anziana che, dopo aver afferrato il mio braccio, ha sussurrato con saccenza profetica tre parole distinte. "Più-a-fondo". Ridendo.

Sono sopravvissuto, questo so. Posso ammettere di aver affrontato lo tsunami con la stessa goffaggine di un marinaio alticcio e consapevolmente prossimo alla dipartita, eppure ce l'ho fatta. Non so come, ma sono qui, ancora. Forse è anche per questo motivo che con ossa e muscoli intrisi di nervosismo mi sono sentito in dovere di ringraziare quel poco che è rimasto della mia identità con un viaggio apparentemente di sola andata verso l'ignoto. 

Così, svestito del solito abito tirato a lucido che mi consente di passare indenne la notte, mi sono riscoperto un novello Forrest in preda a un'euforica e isterica voglia di correre senza una meta. Tuta, maglia termica, scarpe. Esco un attimo e ci ripenso: rientro, metto anche una felpa. Piove, ma si parte. Le gambe mi hanno restituito la speranza dei giorni migliori e briciole di normalità, mettendo da parte l'atrofizzante delusione che da mesi ha condizionato il mio umore.

Dovevate vedermi, in preda a una crisi, sotto la pioggia, squadrare gli automobilisti in fila per il pieno. Ma, in fondo, chi sono io per giudicare? Un pazzo zuppo al secondo di indefiniti chilometri: o, almeno, questo dice l'orologio supertecnologico che ha scandito le parti meno interessanti della mia avventura. In ordine sparso: diverse migliaia di calorie bruciate, un passo medio di otto chilometri orari, una frequenza cardiaca media di centosessantadue battiti. Che è già una notizia: sì, insomma, batte. Sono vivo.

Per certi versi deve averlo pensato anche chi, dall'auto ferma in sosta a mirare il panorama, si sarà posto più di una domanda sul mio equilibrio mentale alla vista di una sagoma intenta a fumare una sigaretta sotto il diluvio e a ridere di gusto. Se questa è la fine, ho pensato, che sia indolore, senza giudizio, ma con pensiero acritico. Per una volta ho avuto ragione io.

 



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