martedì 1 marzo 2022

Parresia 2.0, Vol. 2: Riluttanza

E' con profonda riluttanza che annuncio la vergognosa dipartita delle mie emozioni positive, carbonizzate dal buonsenso, ingenuamente e involontariamente ereditato dall'egocentrismo che mi ha sempre contraddistinto. Amen.

L'ultima preghiera che ho rivolto loro è stata la sintesi di piccoli rivoli ben distinti, nel flusso di coscienza che ha accompagnato l'ultima epifania: non conto nulla. Non contiamo nulla. Forse qualcuno conta più di altri, ma io no: ecco. Che poi, in fin dei conti, anche questo è frutto di un certo egocentrismo che no, non vuole proprio abbandonarmi. Stoico com'è, mi accompagnerà fino alla fine dei miei giorni.

Ultimamente ho realizzato di essere stato anche possibilista: il che stride con il pensiero che ho sempre creduto di portare avanti. "Sii pessimista, al massimo le cose non potranno che sorprenderti positivamente", mi son spesso detto: ho corretto il tiro, senza neanche accorgermene. "Mal che vada, succede qualcosa: è pur sempre una possibilità". Affidandomi al caso, certe volte potrei raccontare di aver trionfato, lasciando dietro di me una scia di boria e orgoglio. Altre ho perso.

Di certo non mi aspettavo un tale risultato: un pareggio a reti bianche. Uno scialbo pari. Meh. Preferirei perdere novantanove volte su cento, ma pareggiare no: non sa di nulla. Nessun processo alle intenzioni, nessuna assunzione di responsabilità, nessuna soddisfazione: solo dubbi, retropensieri e sterili analisi. Un silenzio stampa, insomma. Inaccettabile.

Qualcuno troverà persino il coraggio di dirmi, un giorno (forse), che si è trattato solamente di una pura coincidenza di fattori: il campo zuppo di lacrime, la scarsa condizione fisica dei giocatori, il falso rimbalzo del pallone. Gli impegni ravvicinati in calendario, quest'ultimo stilato, ovviamente, dalla Lega organizzatrice del torneo. Il pari non è colpa di nessuno: semplicemente capita. Sta lì, in mezzo a una stagione, tutt'al più "muove la classifica", ma no: continua a non sapere di nulla.

Sia chiaro, sono stato deluso tante volte, ma l'ultima è sempre la più dura: ed è la causa di un certo stato d'animo riluttante, almeno quanto la sensazione provata di fronte alla dipartita delle mie emozioni positive. Se sono stato possibilista, ho sbagliato: meglio essere pessimista. Fuggite da chi preferisce il pari senza spiegazioni, da chi sceglie la via di un'indifferente e vergognosa ritirata. Perdete, piuttosto: sarete vivi. Sarete sinceri. Sarete umani, almeno.


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