domenica 9 marzo 2014

La Grande Ignoranza

Che bello, però, scoprire di avere un talento. Oppure riscoprirsi "italiani" dopo la conquista dell'Oscar. Un po' come accade a quei tifosi che si riscoprono "ultras" della Nazionale una volta raggiunta la finale dei Mondiali (me compreso, lo ammetto). "Ma che belle persone che siete!" direbbe, insomma, Jep Gambardella. Ma scrivere de "La Grande Bellezza" sarebbe fin troppo facile anche per chi scrive solo di sport attraverso i propri portali (non me ne vogliano, adoro lo sport). Mi limiterò, quindi, a scrivere de "La Grande Ignoranza": noi. Che siamo ignoranti, si sa, ma non a tal punto da criticare un capolavoro. Tralascio le critiche al film, anzi, tralascio proprio il film. Noi, protagonisti "dell'altro" film citato sopra, scriviamo il copione ogni giorno: peggiorandolo. Ad ogni battuta va scritta una risposta. E così, in Crimea stiamo scrivendo uno "spin-off" alla storia principale. Un "remake", per l'esattezza. Putin, lo stupido protagonista dai caratteri "Fantozziani". "Allora, ragioniere, che fa, batti?", no, invade. E l'Ucraina prega. Un'invasione "silenziosa", come la definiscono. In realtà, a mio parere, è fin troppo rumorosa. Il silenzio lo creiamo noi per non ascoltare l'orrore e la paura. Attiviamo uno di quei meccanismi di difesa di cui parlava Freud: neghiamo, spostiamo nell'inconscio un pensiero indesiderabile. "Macché guerra! Si risolve tutto a breve!", mi dicevano qualche giorno fa. "Macché lager! Sono circoli sportivi!", diceva (allora) Hitler. E noi? Ignoriamo. E si perché "essere ignoranti" non vuol significare avere una scarsa capacità intellettiva (oddio, molti creano delle scuse dietro a questo ragionamento). Ignorare è anche peggio di non conoscere. Conosciamo fin troppo bene la fine di questo capitolo, cerchiamo solo di non leggerlo e posiamo il libro. Ma che ci lamentiamo a fare se alla fine mangiamo la pizza ogni sabato sera? Se possiamo permetterci di criticare l'arbitro per non aver concesso il rigore? Ci lamentiamo, e abbiamo ragione: non conosciamo. "La Grande Ignoranza" la attribuisco alla nostra ipocrisia, capace di farci disprezzare il giusto e amare l'ingiusto pur di avere un consenso, per non finire soli, nel mondo. Un mondo solo, che ha paura di finire solo. Un insieme, disunito, separato. "Ipocrita", pur di un sorriso. Invaso, come la Crimea: silenziosamente, dalla paura. E noi i colpevoli, la causa di una guerra che è già iniziata. 



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