martedì 11 febbraio 2020

Parresia, Vol. 3: Bisogni indescrivibili

Abbiamo tutti bisogno di appigli, nell’irreversibile scissione della coscienza. Pratiche disumane che portano al transumanesimo via psiche. Appigli come pattini verso l’oblio. Lontani dalla gaia scienza. Vicini all’autodistruzione. Questo siamo, nelle pagine più cupe delle nostre vite: lame infinite nel vortice delle emozioni.

Abbiamo tutti bisogno di luci, nel buio della notte che vede dormire la nostra coscienza. Lumi disincantati che guardano al tempo che fu, senza consegnar troppa confidenza al richiedente. Non sia mai. Il silenzio deve molto alla pazienza, la pazienza deve molto alla sua controparte: l’impazienza, a sua volta, deve molto al silenzio, nel circolo vizioso dell’ipocrisia. Mentiamo a noi stessi prima ancora che al prossimo, nel teatro delle maschere di carta riciclata dai sogni degli altri. Perché sì, i nostri sogni sono sempre stati i sogni di qualcun altro. Senza appello, né smentita. 

Abbiamo tutti bisogno di un’identità, nel miscelarsi delle stagioni dell’anima. Di una direzione nell’oceano privo di coordinate spazio-temporali della società della fretta. Siamo gattini ciechi figli di gatte frettolose. Macchine imperfette programmate con software privi di aggiornamento. Obsoleti dalla nascita: barche senza vele ingannate dalle onde gentili, illuse del bacio alla riva che se esiste, esiste per pochi.

Abbiamo tutti bisogno di dormire. Di mangiare e di bere dal fiume della speranza alimentato da fonti non rinnovabili. La vita che ci rimane e le sue mille facce. Di carta, di plastica e di ferro. Siamo la concretezza che non ci appartiene e che non ci è mai appartenuta. Siamo la finta modifica del destino. Siamo.

Abbiamo tutti bisogno di qualcosa.

Di cosa ho bisogno io? Di cosa hai bisogno tu? 


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