Si era presentato con il nome, Demiro: "Viene
dal latino, significa ammirare", raccontava in conferenza.
Aggettivato, "ammirevole": come le mirabilie di febbraio, delle
partite con il Matera e con il Messina, con le mani spellate di una piazza che
lo ha accolto a braccia aperte dopo averlo "ammirato", appunto, con
la maglia giallorossa. Ma di quel Pozzebon, finora, solo sprazzi e lampi: e se
Caserta, per il Catania, diventa un match chiave in ottica Playoff, per il
puntero rossazzurro il discorso non è assai diverso.
In poche parole, Demiro: adesso tocca a te. Senza critiche
becere, sempre se l'argomento tirato in ballo durante la conferenza di mister
Pulvirenti ti riguardava davvero: anzi, partiamo proprio dal presupposto del
tecnico dicendo che, se "produttivi", i giudizi aiutano a crescere.
Anche se, poi, nessuno è giudice supremo quanto lo è il campo: lui non mente
mai. Ti sbatti, corri, lotti per la squadra e i compagni, ma non segni: è dura
essere un attaccante e non riuscire a gonfiare la rete neanche in quelle
occasioni che di solito non sbagli. Lo comprendiamo. Ma, se vuoi, è anche la
"croce" di un ruolo tra luci e ombre: come per il portiere, si passa
dalle stelle alle stalle troppo in fretta, con due o tre partite ciccate. Ed è
qui che si vede il carattere di un giocatore: reagisci o è un tunnel
psicologico. Lo ha detto anche Pulvirenti: "Se ci sono occasioni,
bisogna segnare". Gli ultimi novanta minuti sono una porta aperta sul
destino di tutti: cosa riserverà il futuro? E' carta bianca per chi vuole
scriverci sopra il proprio nome e la data, per poi metterci la firma con una
dedica: "Io ci sono ancora". E' la possibilità giusta per il
rilancio: ma, Demiro, dipende da te.
Come quella domanda che si ripete, "essere o non
essere?", che ti riguarda: essere l'attaccante principe del Catania? Le
sole due reti messe a segno finora non aiutano certo, come d'altronde le
occasioni sbagliate con Monopoli e Siracusa, per non parlare di quella con la
Paganese che poteva totalmente cambiare le sorti del resto della stagione, ma
"Demiro", da "Miro", in latino non vuol dire solo ammirare:
significa anche "sorprendersi". Che, se vogliamo, può anche stare per
"riprendersi", e riprendere per mano quel reparto e quella piazza che
ti aspetta dal 26 febbraio. Insomma: il futuro passa anche da qui, in attesa di
risposte alla nostra "lettera aperta", magari sul campo.
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