giovedì 12 gennaio 2017

Il sogno europeo degli americani: tra Craven Cottage e i problemi di cuore, storia del "numero due" Dempsey

Dalla palla ovale a quella rotonda, senza più tornare indietro: il movimento calcistico americano è in costante crescita, è evidente a tutti ormai. La Major League Soccer, però, non è solo veder giocare contro Giovinco e Mancosu (roba nostra, quella), ma anche e soprattutto culla di talenti che, da circa un decennio, cercano fortuna in Europa: da Dempsey a Pulisic, passando per AduIl sogno “europeo” degli americani è solo all’inizio.

Racconto di un texano sempre imbronciato e dal carattere “strong”: da rodeo e motori. In tanti avranno in mente il pallonetto che infiammò Craven Cottage nel 4-1 del Fulham sulla Juventus in Europa League: era il 2010, ma la storia di Clint Dempsey incarna quasi alla perfezione la definizione di sogno. Tra gioie e dolori. D’altra parte, il nome dice tutto: “Clint”, come Eastwood. Non “per un pugno di dollari”, ma per una promessa che va ben oltre il calcio, quella rivolta alla famiglia e alla sorella morta per un aneurisma quando aveva dodici anni: “Perdere mia sorella mi ha dato una grande spinta. Mi ha fatto capire che la vita è breve e bisogna fare il massimo. I miei genitori guidavano fino a Dallas per tre ore all’andata e tre ore al ritorno per farmi allenare e giocare. Tutto questo, a quell’età, mi ha formato alla grande”, ha dichiarato. Dalla squadra della Furman University, i “Paladins”, al New England Revolution il passo è stato breve: presto entra nel programma giovanile della nazionale USA e nel 2004 la MLS diventa il suo palcoscenico principale. Lui risponde alla chiamata con quella che è stata definita “una delle peggiori capigliature” viste in un ritiro precampionato, ma in campo va nettamente meglio: ventiquattro presenze e sette gol nella regular season, senza dimenticare le tre apparizioni nei playoff (con una semifinale persa dopo aver sbagliato il rigore decisivo). Dopo due stagioni al New England con più di cinquanta presenze complessive, il destino gli lancia un segnale, quasi una maledizione da “eterno secondo”: prima perde in finale contro i L.A. Galaxy, poi contro Houston. Le partite secche non fanno per lui, ma è un antipasto.

Niente paura, la storia ha una voce con il suo nome: ai Mondiali del 2006 segna l’unico gol degli USA, e diventa un idolo, tanto che molti in Europa iniziano a mettere gli occhi sul terribile ragazzino texano. Lui è già pronto, ha già la valigia sull’aereo: d’altro canto, dopo essere rientrato nella miglior formazione del campionato per due stagioni di fila, chi volete che non lo sia? Prima si fa avanti il Charlton, ottima piazza, con la Premiership che può aiutarlo a crescere: New England chiude la porta, lui si arrabbia. Si apre un portone. Arriva l’offerta del Fulham: la storia del calcio inglese e uno statunitense con le tasche piene di sogni. E poco più di quattro milioni: cifra record per un calciatore americano. La seconda parte di Premier dei cottagers non è delle più esaltanti, ma lui, texano dal sangue duro, ci mette appena nove gare e 223 minuti prima di battere il Liverpool e salvare la squadra dalla retrocessione: 1-0 e Clint diventa un eroe. Craven Cottage la sua seconda casa, ma è solo l’inizio di una storia d’amore: 228 presenze, 60 gol e 21 assist totali. In mezzo un infortunio e un’altra finale persa, la realizzazione della maledizione, quella contro l’Atletico Madrid in Europa League. Clint è stanco, forse è meglio cambiare aria: nel 2012 va al Tottenham, maglia numero 2 sulle spalle: e sì, allora è proprio una maledizione.

Al termine della sua avventura a White Hart Lane chiude la valigia, ma i sogni? Alcuni realizzati, altri no: Dempsey torna in MLS, stavolta a Seattle, e diventa testimonial del calcio statunitense nel mondo. Il Texas è lontano, Fulham anche: ma sapete com’è, certi amori…Nella primavera del 2014 i cottagers rischiano seriamente la retrocessione, cosa che avverrà qualche mese dopo: l’eroe vuole tornare. L’eroe vuole dare una mano. Cinque presenze e pochi minuti giocati in tre mesi. Missione fallita. Nei Sounders trova Oba Oba Martins e i due formano una coppia che nello stesso anno sfiora la finale del campionato. In mezzo altri due Mondiali, nel 2010 e nel 2014 e due mete da raggiungere: superare i gol internazionali di un certo Landon Donovan ed eguagliare il record di quattro campionati mondiali disputati proprio di DeMarcus Beasley.


Ma il destino è crudele per chi vuole sognare: il caso vuole che nel 2016 in Major League il Seattle metta in fila una striscia di risultati positivi che gli permetteranno, poi, di vincere per la prima volta nella storia il titolo, e indovinate? Lui non c’è, fermo ai box per problemi cardiaci: il futuro calcistico a rischio, il sogno sfuma, ma Clint è sicuro. “Voglio chiudere la mia carriera spingendo fino alla fine”, e per un texano della sua tempra non sarebbe mica cosa strana.