Ed è tanto, e ti dà
tanto. Almeno quanto richiedi, almeno quanto speri di ottenere. Ed è
irraggiungibile. Sfugge all’occhio e alla mente, e non è umana. Altrimenti non
sarebbe tale, conoscenza. Sarebbe opinione, e quella è umana.
Il discorso, per quanto
vano, può portare a conclusioni tra le più disparate. Ad esempio, si può
parlare di “pseudo-conoscenza”, ovvero quella parte di sapienza di poco
superiore alle opinioni, e maggiormente vicina alla “verità”, che è anch’essa
inconoscibile del tutto. Pensate se si potesse sapere tutto di tutto. O di
tutti. Che noia mortale, e che stress! Meglio non sapere, concorderete con me.
E se si tratta di
politica, poi, verrebbero risolti i problemi di un intero Paese. Ma che dico,
del mondo. Ed è qui che sta il punto: ognuno di noi deve conoscere il mondo. Ma
quale mondo? Eh, troppo semplice dire “il nostro”. Più complesso dire “il mio”,
“il tuo”. Quello personale, chiuso dentro lo scrigno della mente, e composto da
opinioni, idee, concetti sempre mutevoli. Un microcosmo in continua evoluzione,
dentro un macrocosmo che sì, quello sì, appartiene a tutti. Una visione
personale del mondo esterno. Ma quanti la conoscono sul serio, o pienamente?
Nessuno: è questa la
risposta. Ed è per questo motivo, probabilmente, che siamo infelici.
Angosciati, alla continua ricerca dello “stato perfetto”, di un posto nel mondo
esterno. Ma non abbiamo un tetto, né un letto dentro di noi: come possiamo
pretendere di avere successo tra i nostri simili? No, il mio non vuole essere
un discorso propagandistico e inflazionato, improntato sul “conosci te stesso,
poi conosci il mondo”. No, che assurdità. Conosci te stesso, e del mondo
fregatene. Forse, ma forse, è questo il punto.
Io non conosco me
stesso. E mi sorprendo ogni giorno. Perché non mi conosco, e imparo sempre cose
nuove dal mio comportamento. Mi ritenevo un tipo simpatico, ma da qualche tempo
mi sto antipatico. Sono stressante, e fastidioso. E magari domani sarò pure
divertente, e reagirò in modo diverso alla stessa notizia ricevuta oggi. E
reagirò in modo altrettanto diverso alla stessa notizia, sulla notizia ricevuta
adesso, di oggi. E di domani. Di ieri. Ma non conosco neanche i miei capelli,
sempre diversi, sempre in disordine, mai come prima. Come dovrei conoscere anche
voi? Conosco me stesso, e poi… poi si vede, insomma.
E non pensavo neanche
di poter fare un palleggio acrobatico con un pallone, finché questo pomeriggio
l’ho eseguito. Pensavo di non essere capace, ma quello era un altro me. Ecco,
“un altro me”. Che tesi interessante! E se fossimo persone sempre nuove, cosa
ci sarebbe ancora da dire? Mangiamo, beviamo, ci laviamo, andiamo a letto e…
Zaaac! L’indomani siamo gente nuova, completamente. Fantascientifico, ma se ci
pensate… Siamo umani. E siamo destinati ad evolverci. E a mettere in
discussione le nostre stesse idee. E per certuni che non lo fanno… Beh, sono
dispiaciuto.
Ma non è una tragedia,
è solo un punto di vista. E il mio non è superiore al tuo, per carità. A patto
che il tuo non sia superiore al mio, ed è impossibile. Come la conoscenza. Ah…la
conoscenza! Quanto è bella, quanto è pura! Meta dei più grandi alpinisti,
naufragata tra le mille promesse dei marinai. Riposta in un cassetto
immaginario della nostra mente, chiuso da una chiave di cui non si conosce il
proprietario. Ed è bene così.