domenica 3 maggio 2015

Il Ruolo


Noi abbiamo un potere eccezionale. Chiunque, nessuno escluso, ha la possibilità di scegliere da che parte stare, la possibilità di dire la propria, far sentire le urla di disapprovazione, d’incoraggiamento. Tutti possono giocare un ruolo importante in questo gioco, perché di gioco si tratta.

Non esiste Nord, non esiste Sud, né Est o Ovest: esiste il pianeta, il mondo nel quale viviamo e camminiamo. Muoviamo passi quasi fossero martellate, e neanche ce ne accorgiamo: andiamo su e giù, a volte senza un apparente scopo. Eppure il peso delle nostre “scarpate” ha la stessa incisività delle azioni che compiamo: e ce ne pentiamo, anche. Ma perché?

Riprendendo un famoso passo di Walt Whitman, riproposto in molte salse tra le quali l’interpretazione cinematografica di Robin Williams ne “L’Attimo Fuggente”: “Che tu sei qui, che la vita esiste e l’identità. Che il potente spettacolo continui, e che tu puoi contribuire con un verso.” Un verso, nel potente spettacolo. Uno spettacolo corale, nel quale ognuno di noi ricopre un ruolo ben definito, singolare e funzionale all’obiettivo. Se di obiettivo si può parlare. 

Tu, io, egli, siamo tutti protagonisti del “nostro” spettacolo: ognuno con una parte, un copione dalle battute sconosciute, ricco d’improvvisazione e colpi di scena. E’ un teatro, con un pubblico invisibile: “vivo”, partecipe. E ogni azione, ogni mossa fa parte del gioco. Ogni decisione presa esclude l’esito futuro della scenetta. Entrate e uscite di scena, intrecci tra personaggi vari e variegati, colorati e non, tutti indispensabili: perché anche lo sguardo insignificante di un passante ti cambia la giornata, modifica il tuo modo di pensare indirizzandolo in una o l’altra direzione. E’ un gioco di attimi, di geometrie impazzite e parole come blocchi di Tetris che, alla fine, compongono un mosaico quasi fossero tessere: e alla fine del percorso, alla fine di tutto, l’epilogo.

“Nasci da solo, muori da solo”, quante volte l’abbiamo sentito. Nasci in compagnia, invece, come in un film: muori da solo, protagonista dell’ultima scena, nella quale hai esattamente tre secondi per riavvolgere tutto. Sei solo anche quando ti uccidono, sei solo quando scrivi, mangi, sei solo. Nessuno mangia per te, o con la tua bocca: mangi tu. E ti ci abitui, e così anche alla fine, quando sei solo e devi decidere se aspettare o meno. Devi scegliere l’uscita, l’inchino perfetto per raccogliere l’ultimo applauso. Teatrale.