lunedì 12 maggio 2014

A...rrivederci

Io proprio non riesco a farmene una ragione. Ho pazientato un giorno intero in attesa di una risposta che, però, la mia ragione non è riuscita a fornirmi. A me non dispiace. No dico sul serio: non riesco a dispiacermi, non riesco a far uscire anche solo una lacrima dai miei occhi, né ieri ho inscenato vari drammi alla notizia del gol di Dainelli in Cagliari-Chievo. E non riesco tantomeno a capire perché, secondo alcuni, siamo retrocessi "a testa alta". Proprio non vi capisco, perché mai saremmo retrocessi "con dignità"? "Va bene lo stesso, abbiamo lottato fino alla fine"...ma alla fine di che? Meritiamo di retrocedere, e non abbiamo lottato per rimanere nella massima categoria. Non ci abbiamo nemmeno provato! Una stagione iniziata male e finita peggio: dal nulla, poi, le prestazioni con Roma e Bologna. DAL NULLA. Da squadra "morta e sepolta" all'ultima spiaggia di Bologna...in una settimana. E allora non mi dispiace, mi fa arrabbiare: permettetemelo, che presa in giro! Lo dico sinceramente: mi sento profondamente stupido! Ho tifato i colori del Catania per un'intera stagione, sopportando il caldo delle giornate autunnali e il freddo di quelle invernali, ho riempito le mie scarpe di pioggia in occasione della partita contro il Torino, e mi chiedo: perché? Non mi appellerò alla dietrologia. Ciò che resta è la curiosa "rinascita" di una squadra che, più volte durante il campionato, ha abbandonato le speranze di salvezza. Perché illuderci così, caro presidente? Perché non farla finita contro la Roma, dico io! E che non mi si dica, ancora, che abbiamo provato a centrare la salvezza! Perché non lasciare al Bologna le ultime speranze di salvezza? Non ci prenda in giro, per favore. E adesso? Cosa aspetta di trovare Domenica sera al Massimino? Si dice che una società calcistica debba rispecchiare le caratteristiche di squadra e tifoseria: io, tifoso, non mi rispecchio in questa società. Una società che, fino alla fine, ha sposato un profilo "latitante", mancando all'appello quando i tanti, troppi sostenitori le hanno chiesto i motivi di una tale disfatta. Ed oggi, già stordito dalla retrocessione di ieri, leggo le sue dichiarazioni, caro presidente: "ritorneremo più forti di prima". No, lei no. NOI, tifosi, ritorneremo più forti di prima. Lei ha perso. "NOI siamo il Calcio Catania", presidenti ce ne sono fin troppi in giro. Forse, è anche per questo motivo che non riesco a dispiacermi per ieri...forse il legame instaurato con i colori della mia squadra del cuore va oltre ogni categoria. Forse...forse. Forse, è solo un brutto sogno. 


martedì 6 maggio 2014

Un, due, tre...sparo!

Lo ammetto: non ho visto la partita, Sabato. Ero in auto, ascoltavo la radio quando venni a conoscenza dell'immane tragedia che si stava consumando all'Olimpico di Roma: "ma si gioca, o no?". No, al di là dei processi che in settimana hanno impegnato i migliori opinionisti in circolazione (che, per un giorno, hanno "abbandonato" i propri discorsi sulla crisi economica), il lato più sorprendente della faccenda è la propria "realtà", in questo ordine: 1. Il calcio d'inizio della partita tra Fiorentina e Napoli è slittato: la partita potrebbe non giocarsi. 2. Disordini fuori dallo stadio: scontri, prima del match, tra alcuni tifosi (di quale squadra? Di quale sport?), "ah e tre sono all'ospedale", seguito dall'immancabile "non ha nulla a che vedere con il calcio". La partita, infatti, era di baseball. Seduto al tavolo con degli amici e sorseggiando un boccale di birra (diviso in due: si guida dopo) un uccellino (twitter) mi mette al corrente riguardo la trattativa tra Genny "Gegè" A' Carogna e la DIGOS sull'inizio della partita: "Allora ragioniere che fa, batti?", "Ma, mi da del tu?", ed ecco lo scandalo. Partita che non inizia, io nel dubbio mangio. Poi, sappiamo come è finita (o iniziata): doppio Insigne, Vargas e Mertens, stop. Della partita. Domenica mattina in TV non si è parlato d'altro: Genny ha deciso l'inizio del match, si è giocato solo grazie al consenso di Genny, i capi ultrà decidono, i capi ultrà di qua, i capi ultrà di là. Ma...Ciro Esposito? Ciro, ragazzo di 30 anni, colpito da colpi d'arma da fuoco, in fin di vita. Bene, al di là del mentecatto che Sabato ha indossato la maglia "Speziale libero", qui si è perso il lume della ragione: il Paese che, invece di parlare di una tragedia avvenuta ad un ragazzo che stava andando a guardare la propria squadra, parla (troppo) di un capo ultrà, ha già perso, ancor prima dei processi. Il Paese che, fino ad ora (6 Maggio, ore 22:09), non ha un colpevole a questa tragedia, ha perso la sua partita più grande. Il Paese che nasconde il colpevole (o l'accaduto), mascherandolo e dando più versioni della stessa vicenda (prima scontri tra le tifoserie di Napoli e Fiorentina, poi solo Napoli, poi -finalmente- l'inserimento della figura romanista nella trama), ha straperso. E nel Paese del "catenaccio", non è una sorpresa. Perdere? No, giocare male. In tutti i sensi.