martedì 26 novembre 2013

La Milano del Sud

C'è freddo oggi a Catania. Non è un freddo polare, certo, ma entra nelle ossa. Le anziane signore non si incontrano in giro poco prima delle otto di mattina e la gente va, barcollando, per le strade imbottita tanto da non sembrar parte del genere umano: si riescono a vedere "solo" gli occhi. Eccolo il Catanese DOC ("Di Origine Concetta", o Cettina, antenata o meno), alle sette di mattina in giaccone, sciarpa e cappuccio (rigorosamente con i colori del Calcio Catania), spavaldo, fiero di essere quel che realmente presenta di essere. Non un broncio, non una ruga di tristezza. Ma noi siamo così: solari e calorosi anche nelle difficoltà, prima di andare a lavorare. Basta passeggiare per le viuzze del centro alle prime ore del giorno per notare che qui, il tempo, non si ferma MAI. O meglio, non si fermava mai. C'è crisi di sentimento, oltre che economica? (Verrebbe quasi da pensare) Ma si, insomma, forse, no. Diciamo che, in ritardo, ci stiamo "uniformando" al resto dell`Italia, perdendo gran parte della nostra unicità. "Tuttu u munnu è paisi!" (Per "gli stranieri", tutto il mondo è paese) quindi. Il concetto di "mondo", "Italia", fa venire in mente, più che ad una "globalizzazione" ad un' "italianizzazione". L'aria che si respira, miei conterranei, sembra essere solo a me diversa? Sembra più pesante, quasi più umida. "U paisanu" (il paesano, abitante del paese) rozzo e scorbutico c'è sempre stato. Un'intera città no. Siamo spettralmente distaccati. Catania si trasforma. Diventa una nuova città, molto più simile a Milano che ad una città del Sud: tutti a correre, indaffarati, non un istante di pausa, non un secondo di troppo a prendere il caffè. "A lavurà terun!" (direbbe quacuno) Siamo distratti, non abbiamo un secondo del nostro tempo da dedicare alle relazioni interpersonali che la discussione si ferma a "Ciao, sono in ritardo, scappo!". Siamo diventati "freddi", noi, che abitiamo in un luogo tradizionalmente "caldo". E se anche sugli autobus i controllori controllano i biglietti e multano i passeggeri sprovvisti di essi, "dove vogliamo andare andando?" Non ci rimane neanche la gioia per la partita del nostro Catania la Domenica: tifo ridotto a qualche coro, lamentele se non si vince. Lamentele pure se si vince. Sembra che tutto ció che ci dava sollievo, adesso non ci riguardi. Guardiamo tutto il mondo dall'alto in basso sentendoci "signori" di un qualcosa che non ci appartiene, più. Sentendoci superiori a chi porta avanti le nostre tradizioni, a chi cerca invano di mantenere vivo il lumicino del catanese. Quello che sorrideva, quello che prestava aiuto a tutti, che non crollava sotto il peso delle difficoltà e che, solare più del sole stesso, faceva spuntare un sorriso dalla propria bocca priva di denti. Fin troppo lontani dalla nostra terra, quasi come stranieri in casa nostra. Ecco cosa siamo diventati. La "Milano del Sud", secondo molti.

domenica 24 novembre 2013

Da "piccolo Barcellona" a "ultima della classe": la metamorfosi del Calcio Catania

E' maggio, il 19. Campionato finito, stagione 2012/2013 da record: il "piccolo Barça" (come è stato definito da molti opinionisti) di Rolando Maran si classifica ottavo a 56 punti. E' storia, è record di punti in Serie A. In settimana l'ultimo raduno, poi i saluti. Giocatori e collaboratori a casa dalle proprie famiglie: chi in vacanza, chi a pensare alla prossima stagione, chi impegnato con i propri procuratori a sbrogliare questioni di calciomercato. La vetrina estiva della "fiera dell'Est" dei calciatori allontana alcuni componenti importanti: il primo a far le valigie è l'amministratore delegato Sergio Gasparin, licenziato per alcuni "malintesi" al vertice. Viene sostituito da un giovane sulla quarantina: belloccio, tatuato, affascinante quanto "fuori luogo", è l'agente FIFA Pablo Cosentino che ricoprirà la carica di vice-presidente del club siciliano. Si capisce già che qualcosa non va. Seguono le cessioni del Papu Gomez, corteggiato dall'Atletico Madrid del "cholo" Simeone ma preso dagli ucraini del Metalist. "Ciccio" Lodi passa invece al Genoa in cambio del greco Panagiotis Tachtsidis. Alla squadra ligure giocherà anche Giovanni Marchese, in scadenza di contratto con i rossazzurri. L'estate passa veloce, forse troppo. Nessuna amichevole in programma, solo test match di portata inferiore. Qualcosa non va, si nota immediatamente. Il presidente annuncia una stagione ad alti livelli. Non è da lui, qualcosa sta cambiando. Non si lotta più per la salvezza: si gioca per migliorare il record di punti della stagione scorsa. Escono i calendari, la prima contro la Fiorentina dell'ex Vincenzo Montella. E, forse, il destino già sapeva come sarebbe andata a finire. Tante speranze, tante ambizioni. Eccoci, si inizia. Ma il Catania è stanco, impacciato, si vede. I primi minuti a studiare gli avversari ricordando, probabilmente, la facilità disarmante con cui la squadra arrivava sottoporta l'anno prima. Il Catania va sotto: di pepito Rossi è il gol, di Monzon l'errore. Il Catania pareggia: Pitu Barrientos insacca dalla sinistra. Il Catania rialza la testa, ci siamo, è tornato. Il Catania va di nuovo sotto: Pizarro, ma non era in dubbio alla vigilia? Il Catania si spegne, il Catania non c'è più, il Catania perde la prima partita della stagione. "Ci rialzeremo, ho visto una buona squadra" dicono. L'ambiente, però, non è sereno: via Marco Biagianti (nessuno si è scomposto), "via" anche Pitu. Quale migliore notizia alla vigilia di Catania-Inter? Allo stadio i tifosi sono tristi: si respira un'aria anomala, sono stanchi. Il Catania non scende in campo, l'Inter vince la partita 0-3: non si tratta di una sconfitta a tavolino, però. Sotto accusa il centrocampo e la difesa: urgono provvedimenti immediati. Pitu resta: arrivano anche Cristiano Biraghi, Jaroslav Plasil e Tiberio Guarente. "Ci rialzeremo, ho visto una buona squadra" ripetono. Dieci minuti, niente più: ecco quanto dura il Catania, sempre più stanco, sempre peggio. Più aumentano le sconfitte, più aumentano gli infortunati. Preparazione sotto accusa, panchina di Maran che traballa. Gira voce di uno spogliatoio sempre più in crisi: il Catania pareggia la seconda in casa contro il Parma. I tifosi fischiano, i giocatori quasi si fischiano da soli. Sui giornali si racconta di un gruppo allo sfracello, brutta copia della squadra dello scorso anno. Tifosi sempre più tristi. Allenamenti a porte chiuse, gioco sempre più deludente. "Ci rialzeremo, ho visto una buona squadra" ancora, ancora e ancora. Plasil fa esplodere lo stadio, Castro lo fa quasi piangere di gioia: il Catania si rialza, il Chievo è battuto. Lode a Maran e al presidente Pulvirenti: la stagione inizia da qui. Si va a Roma, contro i biancocelesti "dell'amico" Claudio Lotito: la squadra "dura" quindici minuti, poi i giocatori guardano la partita da spettatori non paganti. Torna la tristezza, Maran deve andar via, il presidente ha sbagliato tutto. Ancora Pitu contro il Genoa, ancora un disastro: Legrottaglie aveva fame di gol, ma sbaglia porta. Piovono i fischi, sempre più pesanti. I giocatori applaudono, ma cosa applaudono? Il Genoa si rialzerà, il Catania no. Contro il Cagliari cambia qualcosa: non si vince, si perde, Maran via. Arriva Gigi De Canio. Il malcontento aumenta, le perplessità con lui. La partita contro il Sassuolo è uno spareggio: contro la peggior difesa del campionato il Catania riesce a non segnare. "Ci rialzeremo, ho visto una buona squadra". Ma da uno che rassicura i tifosi dicendo "non ho la bacchetta magica, lotteremo fino all'ultimo minuto della stagione" cosa ci si può aspettare? Il Catania va sempre peggio: perde allo "Stadium" contro la Juventus e perde anche Bergessio. In settimana aveva perso anche Barrientos e Plasil, che si aggiungono ad Izco, Bellusci, Spolli, Peruzzi, Monzon, Almiron, Boateng, due raccattapalle e un tifoso nella lista degli indisponibili. Il Napoli fatica ma distrugge i rossazzurri: è 2-1 al San Paolo. "Ci rialzeremo, ho visto una buona squadra", per l'ennesima volta. Maxi Lopez viene lasciato dalla moglie per Maurito Icardi e, con la testa più leggera (in tutti i sensi), segna il rigore che fa vincere al Catania la partita contro l'Udinese: i friulani dominano, i siciliani tirano una sola volta. "L'importante era vincere", i tifosi "apprezzano", diciamo. La nazionale di Prandelli regala alla squadra due settimane per affinare i meccanismi di gioco, De Canio rassicura sempre di più i tifosi: "Dovremo lottare fino all'ultima partita per salvarci". Catania, città, è triste, rassegnata, sconsolata. I media difendono la società e il gruppo, negano l'evidente difficoltà. La nazionale ha finito le amichevoli per questo 2013, si riparte dalla Torino "granata": cambia lo stadio ma il Catania ne prende quattro lo stesso. Legrottaglie si ferma a pregare, "immobile", lasciando palla e un corridoio al vero Ciro Immobile: è 1-0. Al secondo ci pensa Guarente con un assist a El Kaddouri. Due cambi prima della fine del primo tempo: dentro Pitu e Leto, fuori Guarente e Castro. Piovono insulti a De Canio, spogliatoio sempre più spaccato. Voglia di spegnere la TV, tifosi frenati dalla fede calcistica. Barrientos inventa, Maxi rifinisce, Leto conclude: splendido gol. I tifosi hanno fatto bene a non spegnere la TV. E' finita la partita, il Catania non gioca più e incassa: prima Moretti, poi un regalo a El Kaddouri. Con chi si sblocca il belga? Primi gol in Serie A, prima doppietta. Cerci ne sbaglierà cinque o sei sottoporta. "Ci rialzeremo, ho visto una buona squadra" diranno. Catania è stanca, il Calcio Catania è stanco, i tifosi sono stanchi. 9 punti e ultimo posto in classifica condiviso con il Chievo Verona. Strano destino di chi nella stagione 2006/2007 si contendevano la salvezza all'ultima giornata. Cosa è successo al "piccolo Barça"? Catania riflette, sorride amaro e piange, perché l'unico sorriso di una città continuamente in difficoltà si è trasformato in un cupo e triste broncio. 



domenica 17 novembre 2013

"L'Italia agli italiani!"

Al di là dello slogan di stampo fascista, l'Italia, "ahinoi", non è più degli italiani. 
E si perché mentre il mondo ammira con entusiasmo la storia del nuovo sindaco di New York, l'italo-americano Bill De Blasio (curioso come un uomo di origini italiane si chiami "tassa" no?) noi, poveri italiani, viviamo sempre più in una terra "multinazionale": ci stanno togliendo tutto.
Così, settimane fa, la notizia che "Telecom Italia" per il 66% diventa "Telecom Italia-Spagna" (anzi, Spagna-Italia visto che le quote societarie pendono più sugli spagnoli che su noi). Ma immaginate un centralinista di Telecom Italia parlare in spagnolo mentre offre un nuovo contratto al malcapitato utente che viene quotidianamente svegliato? "Buenas dias!"
Ma buenas dias a chi? A noi italiani? Ma non stavate peggio di noi? E comprate la nostra azienda di telefonia nazionale? 
"Fortunatamente" però (dipende dai casi eh) stavolta i nostri cugini francesi dovranno "accontentarsi" della Gioconda perché il loro piano di acquisizione di Alitalia è fallito miseramente. Almeno per adesso quindi i francesi rimangono "partner" dell'azienda con il 25%.
Ricapitoliamo: siamo senza telefono e siamo senza aerei. Non siamo più i padroni di niente.
E quindi se noi, cittadini, non siamo proprietari nemmeno delle nostre cose, cosa ci rimane?
La passione...
...a meno che comprino anche quella.
E' il caso, quindi, dei tifosi delle squadre di calcio di Roma e Inter che hanno assistito alla svendita delle loro "passioni" al miglior offerente straniero. 
"Cose da turchi!" Ma gli sceicchi (spaventati forse da Zamparini), almeno una volta, non c'entrano.
Era la primavera del 2011 quando l'americano Thomas DiBenedetto (di chiare origini italiane) diventa azionista di maggioranza della società AS Roma dopo una lunga e travagliata trattativa con Unicredit. Ad agosto dello stesso anno, Tommaso diventa quindi presidente della Roma acclamato da tutti i tifosi della "Magica" promettendo la solita "rinascita calcistica" della squadra. Un anno dopo, avendo convinto i suoi tre amici "del baretto" con la sua magistrale esecuzione de "il presidente finto", lascia la carica a James Pallottola (insomma, al primo miliardario azionista che passava).
Oggi la Roma è prima dopo aver esonerato tre allenatori e speso, male, gran parte del suo budget. 
Dov'è finita la passione?
Due giorni fa è toccato all'Internazionale di Milano (per gli amici, "Inter"): l'indonesiano Erick Tohir (no, non è PSY e non canta Gangnam Style) diventa azionista di maggioranza della società (con il 70%). Già proprietario di altre società sportive (DC United, Persig Bandung nel mondo del calcio e Philadelphia 76ers nel mondo della pallacanestro), siamo sicuri riuscirà a distinguere un pallone da basket da quello da calcio? Dice, infatti, a "Che tempo che fa" intervistato da Fabio Fazio di essere tifoso dell'Inter sin da bambino citando anche alcuni giocatori (tra i quali il plurisfortunato Nicola Ventola, che salutiamo affettuosamente). 


Appena arrivato ha già promesso "botti di mercato" e un nuovo stadio. A mio parere, però, questo non ha nulla a che vedere con il calcio. 
Come, d'altronde, tutto questo non ha nulla a che vedere con la "normalità".
Cosa ne rimarrà tra qualche anno di un Paese che, secoli fa, per cultura e risorse era "al top"? 
Ci avete tolto i soldi, il telefono, "l'ala" di un aereo, ci state togliendo le squadre di calcio e la maggior parte delle aziende.
Lasciateci, però, almeno la speranza e la possibilità di cambiare. Sono sicuro che non ve ne pentirete.

sabato 16 novembre 2013

"Il Cavaliere Oscuro-Il ritorno"

E' tornato. Ed 'è più forte che mai. E per l'occasione si è anche rifatto il truc...l'armatura. La storia è quella del solito miliardario proprietario della più importante azienda del suo Paese, odiato da tutti, e "infine" circodato da donne. Il suo obiettivo? Scacciare la criminalità e la povertà che affligge la sua terra agendo di notte, in maschera e mantello: lui è B...erlusconi.
E si perché il paladino della giustizia che da 20 anni protegge la nostra Gotham City è tornato. Dopo il cambio di direzione del suo amico Superman (Angelino Alfano), oggi, Silvio Berlusconi è intervenuto al Consiglio Nazionale (al "Palazzo dei Congressi" di Gotham) insieme al suo fidato amico Robin (Renato Brunetta) per annunciare a tutto il Paese che FORZA ITALIA E' TORNATA! 
Quale migliore annuncio verso l'anno del Mondiale? Bravi! Evviva l'orgoglio nazionale! Bisogna sostenere la nostra rappresentanza nella rassegna internazionale! GRANDI! Evvai che quest'anno vinc...ah, non quel "Forza Italia"? Intendevate il partito?
"Sono felice che noi siamo ritornati a questo nome che abbiamo ancora tutti nel cuore: Forza Italia" dice il Silvio nazionale. "Nel 2007 avevamo deciso di adottare il nome del Pdl perché si era tentato di mettere insieme tutte le formazioni politiche che costituivano il centrodestra. Nel tempo alcuni sono venuti a mancare e abbiamo ritenuto che non fosse più il caso di avere un nome nuovo e non il nome con cui eravamo partiti, anche perché eravamo rimasti ancora noi, quelli del '94".
Si, ha ragione! Siamo rimasti un po' tutti quelli del '94! Io sarei nato quest'anno, le TV sono ancora in analogico, la Playstation sarebbe uscita l'anno prossimo e Roberto Baggio deve ancora battere quel rigore fatale: che qualcuno vada a dirgli di calciarlo basso stavolta! Correte, su! Eh, caro Silvio, tu però sembri un po' invecchiato eh! D'altronde come ammette lui stesso "Per quanto riguarda la nostra economia, da 20 anni non cresce." Allora si, è vero! SIAMO ANCORA QUELLI DEL 1994!


E quando parla dei suoi acerrimi nemici Joker e Spaventapasseri, ammette: "Alla Merkel e Sarkozy dava fastidio questo signore che era seduto al tavolo dei capi di stato e governo e aveva l'esperienza e la voglia di dire no a molte delle loro proposte che apparivano a me insensate".
Che grande che è il nostro Cavaliere Oscuro!
E riferendosi al Commissario Gordon e compagni dice:  "Abbiamo una magistratura che, unica nei Paesi civili, è incontrollabile, irresponsabile e se sbaglia fruisce di un'assoluta impunità. I giudici - spavaldo - si giudicano tra di loro in virtù di un privilegio medievale che dà alla magistratura la possibilità di giudicarsi tra i componenti della stessa casta".
E alla fine del discorso, dopo "un lieve malore", Brunetta chiede alla platea la votazione del nuovo partito politico. Prima di commentare la reazione del pubblico, guardate questo video.
Visto?
Adesso guardate attentamente gli istanti della votazione.
Differenze?
Peccato che, però, questo non sia un film comico ma la pura e triste realtà...

venerdì 15 novembre 2013

Road to Brazil: le divise di Russia, Giappone e Colombia.

Eccoci alla seconda tappa del nostro tour attraverso le "bandiere-maglie" delle nazionali di calcio in vista del Mondiale FIFA che si terrà in Brasile nel 2014: oggi altri prodotti Adidas (che, come vi sarete già accorti, è solita "anticipare" le presentazioni dei vari kit) tra Russia, Giappone e Colombia.

RUSSIA:
Come detto, tocca alla Russia del "nostro" Fabio Capello che torna a disputare un mondiale dall'edizione del 2002 (Corea del Sud-Giappone), e torna in grande stile! Al di là del solito e triste destino del "tutto chiaro, tutto scuro" (tormentone del mondiale in attesa della solita canzoncina), il kit si presenta parecchio bene grazie anche alla dinamicità dello stile ispirato al Monumento ai cosmonauti di Mosca.


Insomma, una Nazione che tiene molto alle tradizioni e che non smette di celebrare i propri traguardi sportivi e non anche in questo caso.

GIAPPONE:
Altro prodotto Adidas, altro allenatore italiano: parliamo del Giappone di Alberto Zaccheroni. Qualificata con largo anticipo, la nazionale del Giappone presenta sulla divisa un look ispirato alla bandiera della marina giapponese: dallo stemma della Federazione (JFA) partono, infatti, dei raggi che si espandono per buona parte della maglia. Uno stile non molto sobrio, però, nella scelta dei colori: il blu (dominante in tutto il completo) viene affiancato da rifiniture bianche e da una banda color rosa salmone (già vista finora in tutti i kit Adidas) che si estende per tutta la larghezza delle spalle.


Da sottolineare la qualità del prodotto (che sfrutta la tecnologia "Adizero") che lo stesso Endo (centrocampista del Gamba Osaka -si, è una squadra di calcio-) definisce "comodo e leggero". Cosa ne penserebbe Oliver Hutton di queste casacche?

COLOMBIA:
Infine, per oggi, ecco quella che viene definita "la maglia della discordia": il kit della Colombia. Sembra, infatti, che i rumors riguardo la possibile casacca della nazionale colombiana abbiano causato non poche critiche nel corso delle scorse settimane. Un tweet "pacifico" di Adidas Colombia, del resto, chiarisce ogni dubbio: “Se non vi piace la nuova maglia della nazionale colombiana potete anche non comprarla, mandria di decerebrati. In Colombia siete solo bravi a criticare”. Giusto no? Eppure i tifosi della Colombia non avevano tutti i torti a criticare il prodotto...


...a parte la resa pessima dei colori e del template, tutta la Colombia alza un coro a gran voce: "Dov'è finita la nostra bandiera?"
Pare, infatti, impossibile trovare anche un solo riferimento alla tradizione in questo kit...o no.
Sotto il colletto, sulle spalle, è ben visibile il simbolo delle ali del condor delle Ande e dentro di esse uno slogan-hashtag: #UnidosPorUnPais, quasi a voler dire "Amici dell'Ecuad...ehm, della Colombia. Non abbiamo fatto un gran lavoro, scusateci. In compenso vi mettiamo le ali del condor delle Ande. Fa lo stesso, no?"...
... Sembra proprio di no.



Fonti:

http://www.passionemaglie.it/

giovedì 14 novembre 2013

Road to Brazil 2014: divise come bandiere tra nuove regole FIFA e malumori.

"Non ci sono più le mezze stagioni". La FIFA ha emesso la sentenza definitiva: addio alle divise tradizionali e variopinte delle nazionali di calcio per lasciar spazio a kit più semplici e interamente chiari o scuri. Inutile dire che questa stravagante idea venuta "dall'alto" non abbia destato scalpore e causato polemiche: tra intere Nazioni contrarie e tifosi perplessi il "comandante" Blatter (che nelle ultime settimane sembra essersi divertito parecchio a definire un noto calciatore "soldatino") continua a perdere colpi, oltre che consensi.

In attesa, però, delle ultime squadre qualificate alla rassegna mondiale che si terrà in Brasile nel corso dell'estate 2014, iniziamo insieme un viaggio per scoprire le divise ufficiali delle nazionali:

SPAGNA:
E' doveroso iniziare dai campioni in carica: la Roja. Lampante la differenza con le divise tradizionali: il blu e il giallo lasciano spazio alle rifiniture dorate in un completo totalmente rosso in stile Bayern Monaco (stagioni 2011/2012-2012/2013). Il binomio Adidas-Spagna sembra funzionare bene: si tratta, infatti, di un kit abbastanza "pulito" che, però, causa non poche critiche. C'è chi dice di rivedere in esso una tendenza della casa produttrice alla rivisitazione di alcune casacche, altri dicono di aver già visto una divisa simile addosso ai giocatori dei Reds del Liverpool qualche stagione fa.



Altra novità è, inoltre, la correzione dello stemma: al posto dello scudo araldico che rappresentava i Borboni di Francia, ecco i tre gigli inseriti in uno scudo araldico ovale che separa la dinastia spagnola dai cugini francesi.



Riuscirà, insomma, la Roja dei marziani a riconfermarsi campione del mondo? Adidas ci mette del suo e riscalda gli animi dei tifosi: ‘"La Roja o ninguna" (La Rossa o nessun’altra).

ARGENTINA: 
Tocca alla Selección di Messi, Aguero e compagni in un'inedita versione della camiseta albiceleste che farebbe drizzare i capelli anche al "Pibe de oro" Diego Armando Maradona: senza i tradizionali pantaloncini neri (storici) per alcuni viene infatti difficile distinguere Cutolo (attaccante del Pescara) da Palacio (salvo poi il riconoscimento del codino).
 


GERMANIA:
Stile proprio "tedesco" per la Germania con la bandiera ("graduata") che campeggia sulla maglia bianca. Il triste destino del "tutto chiaro o tutto scuro" colpisce anche loro: niente più pantaloncini neri, solo bianchi. Rottura con la tradizione che, però, non crea problemi ai tifosi che si dicono pronti ad accettare il re-style che riporta alla mente la divisa indossata dalla Germania dell'Ovest contro la Polonia nel 1974.


Sotto il colletto, sulle spalle, la scritta “Die Nationalmannschaft” (“La nazionale”) a sottolineare il noto patriottismo di un'intera Nazione.


E voi che ne pensate?

Vi rimando al prossimo pezzo con novità e aggiornamenti sulle divise delle altre nazionali di calcio!


Fonti:
http://www.passionemaglie.it/

mercoledì 13 novembre 2013

(Non) è un paese per "vecchi"

No, mi spiace, non stiamo parlando di un famoso film. Il ritratto è quello di una signora, non più giovane. Sul volto gli inevitabili segni del progresso economico-urbanistico degli ultimi trent'anni. Il paragone viene spontaneo: tra l'attuale paesino di Tremestieri Etneo e la "Verghiana" Trezza non v'è alcuna differenza. "Il paese dormitorio" viene definito, "dove non accade mai nulla" dicono altri: l'unico problema è la triste esattezza di queste etichette. Come una squadra di calcio professionistica "scendono in campo" (in piazza) loro, i vinti, gli umili, che ogni giorno, dalla mattina alla sera, panchine come banchi di scuola (e guai a chi prova a rubargli il posto!), discutono dei "soliti" discorsi da vecchi: non ci sono più le mezze stagioni, i giovani d'oggi sono tutti maleducati, "ah quanto erano belli i vecchi tempi!", i politici sono tutti "ladri" per concludere con le solite opinioni da "bar dello sport" sul malcapitato allenatore incompetente. Eccoli, loro, i giovani della nuova costituzione. Loro che si sono battuti tanto per cambiare la nostra Terra, che adesso sono stanchi, sfiniti, a ricordare i tempi andati. Ma poiché, nel paese dei giovani e delle tante iniziative (e dei parrucchieri e panifici), non ci si può proprio far mancar nulla, pur di conservare il paragone (sicuramente prestigioso) con i vinti dei Malavoglia, tutto rimane fermo.





Se, infatti, a qualche volenteroso "giovine" venisse l'idea di dare una svolta alla vita del paese, i saggi di questo penseranno immediatamente a bloccarla, facendola apparire inutile e svantaggiosa alla popolazione. Se, invece, ad un "senex" (meglio definirli così, data l'autorevolezza) venisse in mente di adottare una linea politica svantaggiosa e "abusata" dai predecessori, il "populus" verrà guidato alle urne da un fortissimo senso di nostalgia. Ma in fondo, in un paese per vecchi, cosa ne sarebbe delle anziane signore (dai trenta in su) se gli venissero sottratti i pettegolezzi e gli argomenti di critica? (Il mio non vuole essere un attacco alle povere donne, d'altronde alcuni episodi sarebbero degni delle migliori sceneggiature delle telenovelas) Non mancano, infine, le attività ricreative legate alle tradizioni polit...religiose. "Insomma, nel paese dove non succede nulla allora qualcosa succede!", direte voi. E' esattamente questo il punto: si va avanti...a passo di gambero.
Riusciranno i nostri eroi, giovani illusi e alquanto volenterosi, a cambiare una volta per tutte l'opinione negativa che "i forestieri" hanno del paesino dormitorio?
"Ai posteri l'ardua sentenza"...